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Recensione: Il silenzio dell’acqua – Il dilemma tra vendetta e perdono

Recensione: Il silenzio dell'acqua - Il dilemma tra vendetta e perdono Recensione: Il silenzio dell'acqua - Il dilemma tra vendetta e perdonoIl silenzio dell’acqua
di Ireneo Picciau
Edizioni Creativa

26 luglio 1974. Nella riserva di caccia di Agro Perdixi, Bissente Boero, viticoltore della zona, segue il suo cane nella ormai più che vana speranza di vederlo puntare un animale. Qualcosa in fondo al canalone, però, attira l’attenzione del cucciolo e a Bissente basta uno sguardo per capire che, in quel ciuffo di giunchi, è disteso quel che resta di un corpo su cui qualcuno si è accanito con una violenza inaudita.

Il volto, maschera impietosa e disumana, lascia con difficoltà intuire che, forse, può trattarsi di un giovane uomo, apparentemente morto. La corsa in ambulanza scongiura il peggio e dopo mesi di degenza il ragazzo, che non ricorda nulla e di cui le autorità non sono riuscite a ricostruire l’identità, lascia l’ospedale con il nome, non suo, di Lorenzo.

In quei mesi Bissente e sua moglie Tina lo hanno accudito con assoluta e ostinata dedizione, trasformando l’iniziale senso di responsabilità per averlo ritrovato in vero amore. Quel ciuffo di giunchi aveva regalato loro il figlio che si era ostinato a non voler arrivare e adottarlo diventa fin da subito il coronamento di un sogno.

Inizia così la seconda vita di Lorenzo, morto e rinato a sedici anni, e sotto la sua guida intelligente e audace l’Azienda di Bissente prende il volo, allarga il suo mercato e si impone a livello locale e non solo come una delle Aziende vitivinicole più promettenti della zona. Il passato, però, prima o poi presenta il conto e, in questo caso, lo presenta vestendolo da incubi notturni che riportano nella mente di Lorenzo frammenti di ciò che era stato prima di chiamarsi così. Solo dopo la morte di Bissente e Tina, però, decide di ricostruire, grazie a un ciclo di ipnosi, il puzzle della sua vita precedente e, immediatamente, il peso del danno subito, di quell’ingiusto massacro che lo ha lasciato moribondo tra i giunchi, fa nascere in Lorenzo il desiderio tanto umano quanto cieco di vendetta.

“Ci sono lacrime così profonde che non avranno mai la forza di giungere agli occhi”, scrive l’autore, ma Lorenzo saprà, pagina dopo pagina, non solo far sgorgare le lacrime, ma anche curare le ferite più nascoste e fare, così, della vendetta uno strumento di profonda redenzione.

Un romanzo molto intimo e familiare, dove la famiglia del passato si fonde con quella del presente e quella del futuro che sta per venire, in un crescendo di emozioni che lasciano la bocca buona, come il vino di Bissente e il cielo della Sardegna.

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