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Stasera in tv appuntamento con Inferno nei mari

Guerra fredda a Cuba

Stasera in tv appuntamento con Inferno nei mari

Ottobre 1962. Quattro sommergibili sovietici Progetto 641, che trasportano siluri nucleari, si avvicinano a gran velocità all’isola di Cuba, teatro in quel momento storico di una delle più gravi crisi della Guerra Fredda. Lo racconta l’appuntamento con “Inferno nei mari”, in onda mercoledì 20 dicembre alle 22.10 su Rai Storia. Quando l’unità B-59 viene scoperta vicino alla linea di quarantena, la marina degli Stati Uniti sgancia “bombe di profondità da esercitazione” per costringerla a emergere, rischiando di scatenare inconsapevolmente un incidente nucleare.

Grazie al suo intervento durante il servizio Vasilij Aleksandrovič Archipov, riuscì a prevenire un attacco nucleare sovietico (e, potenzialmente, lo scoppio di una guerra nucleare) durante la crisi dei missili di Cuba. Un attacco simile avrebbe probabilmente causato un’importante risposta termonucleare globale ed il potenziale inizio della terza guerra mondiale.

In qualità di capo di stato maggiore della flottiglia e secondo in comando del sottomarino diesel B-59, Archipov rifiutò di autorizzare l’uso di siluri nucleari da parte del capitano contro la Marina degli Stati Uniti, decisione che richiedeva l’accordo di tutti e tre gli alti ufficiali a bordo.

Nel 2002, Blanton, allora direttore dell’Archivio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, disse che Archipov “ha salvato il mondo”.

L’attacco era avvenuto dopo che le navi della scorta avevano rilevato il sottomarino e tentato di costringerlo all’emersione per identificarlo, visto l’elevatissimo stato di tensione e la vicinanza del sottomarino alle coste statunitensi che in caso di lancio non avrebbe dato virtualmente preavviso ai vertici americani per mettersi in salvo e coordinare una risposta. D’altro canto il lancio per autodifesa non richiedeva l’approvazione preventiva da parte della catena di comando sovietica, ma normalmente solo la conferma della “doppia chiave”, un sistema per cui due autenticazioni distinte dovevano essere immesse da due diversi responsabili dell’unità, nello specifico il comandante e il commissario politico.

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