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Stasera in tv l’universo di Raffaele Mattioli

Ritratto di un Mecenate a cinquant’anni dalla morte

Stasera in tv l'universo di Raffaele Mattioli

Raffaele Mattioli, milanese di adozione, è stato un grande banchiere del Novecento ma anche un raffinato uomo di lettere. Con la sua opera ha ispirato il potere politico e contribuito da un punto di vista economico e culturale allo sviluppo dell’Italia. Per questo motivo, è stato paragonato a illustri personaggi del Rinascimento come Lorenzo de Medici. Caldeggia l’idea di una classe dirigente dotata di una profonda cultura umanistica perché lo sviluppo economico deve andare sempre di pari passo con lo sviluppo culturale. Per questo motivo ha fondato con Benedetto Croce, suo grande amico, l’istituto per gli studi storici a Napoli. A lui – a cinquant’anni dalla morte – è dedicato lo speciale “Humanitas, Economia, Immaginazione. L’universo di Raffaele Mattioli”, in onda mercoledì 13 dicembre alle 21.10 in prima visione su Rai Storia. Mattioli promuove e finanzia l’arte e la cultura, evita il fallimento della Comit, Banca Commerciale italiana della quale sarà amministratore delegato e poi presidente. Contribuisce a salvare molte vite durante la persecuzione degli ebrei dovuta all’emanazione delle leggi antisemite del 1938. In quell’anno diviene editore, acquistando la casa editrice Ricciardi.

Parte della biblioteca di Raffaele Mattioli, relativa particolarmente alla storia del pensiero economico, è conservata a Milano presso la Fondazione Raffaele Mattioli per la storia del pensiero economico. Centro di documentazione, nel fondo famiglia Verri.

“Di Mattioli si sa che pur essendo il più eminente banchiere italiano di quegli anni, ha sempre procurato ad Antonio Gramsci, fondatore del Pci e prigioniero dei fascisti tutti i libri che desiderava e più tardi ha pagato personalmente le spese della clinica dove Gramsci era stato ricoverato. Lo stesso Mattioli ha conservato per molto tempo nella sua cassaforte di Piazza Scala i Quaderni dal carcere di Gramsci prima di farli avere clandestinamente all’amico Pietro Sraffa a Cambridge.” (Giuseppe Turani)

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