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CARLA, il primo film tv sulla vita di Carla Fracci_ Al cinema 8/9/10 novembre – In onda il 5 dicembre su Rai1

CARLA, il primo film tv sulla vita di Carla Fracci_ Al cinema 8/9/10 novembre - In onda il 5 dicembre su Rai1 CARLA, il primo film tv sulla vita di Carla Fracci_ Al cinema 8/9/10 novembre - In onda il 5 dicembre su Rai1Carla” è il primo film sulla straordinaria vita della più grande ballerina italiana di tutti i tempi. Liberamente ispirato all’autobiografia di Carla Fracci “Passo dopo passo – La mia storia” (a cura di Enrico Rotelli, Arnoldo Mondadori Editore, 2013) e interpretato da Alessandra Mastronardi, il film ripercorre il percorso umano e professionale di un’icona della danza mondiale, universalmente riconosciuta come una delle più grandi étoile del XX secolo e definita nel 1981 dal New York Times “prima ballerina assoluta”.

Realizzato con la consulenza diretta della stessa Carla Fracci, del marito Beppe Menegatti e della loro collaboratrice storica Luisa Graziadei, il film, che ha il patrocinio della Regione Lombardia e il contributo del Comune di Orvieto, è stato girato tra Roma, Orvieto e Milano e in particolare al Teatro alla Scala che – per la prima volta nella sua storia – apre le porte a una produzione fiction permettendo di girare all’interno dei suoi storici e prestigiosi spazi, per celebrare un’artista che proprio nell’accademia di danza del Teatro alla Scala ha mosso i suoi primi passi nel 1946, diplomandosi nel 1954 e diventando prima ballerina nel 1958.

La sua passione unica, una grazia assoluta e una tecnica impeccabile hanno portato Carla Fracci alla consacrazione internazionale, calcando i palcoscenici più importanti del mondo ed incantando gli amanti della danza di tutto il pianeta. Il racconto parte dalla storia di Carla bambina nell’immediato dopoguerra, poi adolescente e giovane donna nella Milano degli anni ‘50-’60, e ne racconta l’ascesa al successo e la difficile scelta di diventare mamma in un momento cruciale della sua carriera. Istinto, passione e sfida, gli elementi che caratterizzano la storia di una grande eccellenza femminile del nostro Paese.

LA TRAMA

Campagna lombarda 1944. Sotto il cielo solcato dai bombardieri americani una bambina trova conforto nel quieto volo di libellule che danzano nel vento sopra un laghetto. Ventisei anni dopo un taxi attraversa Milano; a bordo la stessa bambina è ora l’icona del balletto italiano Carla Fracci, acclamata sui più importanti palcoscenici del mondo.

1970. Nel suo studio l’amico e partner di ballo Rudolf Nureyev le propone di riportare in scena alla Scala Lo Schiaccianoci di Cajkovskij. La sfida è tanto intrigante quanto folle: solo cinque giorni alla prima del balletto e una coreografia durissima per il fisico di Carla, fermo da oltre un anno per la nascita del figlio Francesco. Nessuna ballerina prima di lei ha ripreso a danzare ad alti livelli dopo una gravidanza, ma Rudy non accetta un no come risposta e Carla non è una donna che si tira indietro davanti alle sfide. Parte così il countdown che scandisce le prove forsennate di Carla e Rudy, alternate come cornice del racconto alle tappe principali della vita della Fracci.

Una storia di coraggio e abnegazione in cui Carla, già a dieci anni, è messa alla prova per entrare alle selezioni del Teatro alla Scala. La direttrice Bulnès la trova “gracilina” ma lei non si arrende: figlia di un tramviere, conosce il valore del sacrificio e supera compagne che sono lì per diritto di nascita. Le tiene testa solo Ginevra Andegari, occhi azzurri e chignon perfetto, figlia della Milano bene. Le due bambine all’inizio non si piacciono, ma la direttrice intuisce il valore di entrambe e le costringe a danzare insieme: la sfida si trasforma in affiatamento e infine in vera amicizia.

Nel 1955 Carla, a 19 anni, è scelta dal regista Luchino Visconti per ballare “Lo spettro della Rosa” dopo l’esibizione di Maria Callas. Trionfa tra gli applausi della Scala segnando l’inizio della sua ascesa, sotto gli occhi dell’assistente di Visconti, il giovane Beppe Menegatti. Ed è proprio lui che accompagna Carla ad un aperitivo con il Maestro Visconti e la grande Maria Callas: Carla è a disagio in quell’ambiente, le sue origini modeste la condizionano, ma Beppe la incoraggia e i due, da quel momento, si legano profondamente fino ad innamorarsi.

Carla prosegue nella sua brillante carriera e velocemente conquista nuovi palchi in Italia, Europa e quindi nel mondo. Durante una tournée a New York rivede l’amica Ginevra, che ha lasciato la danza per seguire il marito e costruirsi una famiglia. A lei Carla riesce a confidare quanto gli impegni e la distanza l’abbiano allontanata da Beppe e quanto le manchi averlo accanto a sé, sempre. A sorpresa proprio lui si fa trovare con un mazzo di fiori nel suo camerino. È il 1964 e quella è la proposta di matrimonio.

Qualche anno più tardi Carla resta incinta e in tanti prospettano la fine della sua carriera, ma lei intende dimostrare che una étoile può essere anche mamma, senza dover rinunciare a nulla. Così la storia torna al 1970: alla vigilia de Lo Schiaccianoci la paura di non farcela si fa reale quando Carla si infortuna ad una caviglia.Vederti danzare è un regalo che tu fai a tutti noi, tu sei la danza stessa” le ricorda l’amica Ginevra, accorsa nel momento di maggiore sconforto. Carla si fa forza, le tornano in mente tutte le conquiste, i sacrifici e l’equilibrio magico delle libellule che osservava da bambina. Entra sul palco della Scala dove ad attenderla c’è Rudy che la solleva trionfante.

NOTE di REGIA

La grande icona del balletto italiano, la nostra étoile più acclamata sui palcoscenici di tutto il mondo, con duecento ruoli interpretati in oltre mezzo secolo di carriera: questi i primi pensieri che ho associato al personaggio di Carla Fracci quando la produttrice Gloria Giorgianni mi ha proposto per la prima volta il progetto del film. Ho cominciato a leggerne l’autobiografia e vi ho ritrovato la figura forte e determinata che mi aspettavo, ma anche i sorprendenti ricordi di una tenera bambina sfollata in campagna per i bombardamenti, che già riusciva a cogliere nella natura i primi elementi dell’armonia, quell’equilibrio, che l’avrebbe ispirata lungo tutto il suo percorso.

L’idea del film comincia a prendere forma e l’incontro a Milano con la signora Fracci e suo marito Beppe Menegatti conferma la sensazione di forza e fierezza di questa coppia, ma anche di profonda umanità. Mentre sfogliamo insieme le pagine dei loro ricordi attraverso le foto di famiglia e dei tanti spettacoli, gli mostriamo anche i bozzetti di scenografie e costumi preparati per il film: dietro le mascherine che il Covid ci impone si legge chiaramente nei loro occhi quanto intensamente abbiano amato tutto ciò che hanno realizzato. Una vita straordinaria, fatta di incontri memorabili, ma anche di piccoli gesti e di affetti profondi.

Carla Fracci è stata una donna che ha raccolto innumerevoli successi, attenta al rapporto col suo pubblico, ma che ha saputo sempre difendere l’indipendenza delle proprie scelte. Così, con la salda volontà di mettere alla luce un bambino mentre era al culmine della carriera, in contrasto col mondo del balletto dell’epoca che vedeva impossibile il binomio ballerina – madre, compie un gesto di grande coraggio ed emancipazione che mostra tutta la modernità di questo grandissimo personaggio.

Da questo evento nasce la scelta nel film di raccontare la sfida proposta dal ballerino e coreografo Rudolf Nureyev: tornare alla Scala con Lo Schiaccianoci a un anno dalla gravidanza, montando l’intero balletto in soli cinque giorni! Una corsa folle ed esaltante, un countdown realmente avvenuto che fa da cornice all’intera narrazione, alternata ai flashback del passato di Carla. Una struttura che non ricerca la scansione compilativa degli eventi, laddove una messa in fila cronologica mai avrebbe potuto essere esaustiva per una vita così piena. Partendo da questa considerazione ho impostato la regia del film procedendo per scomposizione e a volte per sottrazione, accostando i piani emotivi al montaggio, piegando piuttosto quelli temporali al servizio di un’emozione che diviene motore narrativo principale.

Favorire il punto di vista del “personaggio Carla”, lo stare “con lei” accompagnando lo spettatore in una visione attraverso i suoi occhi e le sue sensazioni, porta l’approccio alla messa in scena in direzione intimista e “sensoriale”, alla ricerca del massimo coinvolgimento. È con questo pensiero che, seguendo le indicazioni del coreografo indicatoci dalla stessa Fracci, ho girato la ricostruzione della sua prima esibizione importante che la vide debuttare sul palco della Scala subito dopo la Callas: il famoso Spettro della rosa.

Per tutti noi una sfida che si è unita alla grande opportunità di girare per la prima volta un film di finzione all’interno del Teatro alla Scala, che ha stimolato le soluzioni di regia e l’interpretazione degli attori, tutti ispirati dal magico luogo in cui gli avvenimenti sono realmente accaduti.

Porterò sempre con me la grande emozione di quando la signora Fracci è venuta ad assistere alle nostre riprese alla Scala insieme al marito e alla loro affezionata collaboratrice Luisa Graziadei. Ho impressa in mente l’espressione di Alessandra Mastronardi, che con tanto impegno e passione si è avvicinata a questo ruolo, mentre ascoltava i suoi consigli sul palco e ricordo bene lo sguardo che la signora le aveva restituito da dietro la sua mascherina. Considero un privilegio aver potuto guardare anch’io in quegli occhi e averci ritrovato ancora una volta quell’amore così intenso per la grazia, per quella tanto adorata danza di cui Carla Fracci resterà per sempre la più luminosa delle étoile.

Emanuele Imbucci

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