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La luna storta di Francesco Tozzi – Coccolare la decadenza

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Coccolare la decadenza

-Posso?-
No-
E
tutti a guardare mio padre.

Che cosè la decadenza? Cosa vogliamo intendere quando usiamo questa parola, così vetusta e così importante a un tempo?

Decadenza è forse una delle parole il cui significato preciso è più legato a una soggettività, a un’opinione personale.

Ognuno, insomma, intende la decadenza in un modo tutto personale e, per difendersi dalla decadenza, attua strategie che sono solo sue, che possano soddisfarlo appieno, poco importa il giudizio degli altri.

Anche se non è facile.

In fila al supermercato: mio padre si trova faccia a faccia con un uomo (il solito, mio padre lo chiama così) con un fiaschetto di vino in una mano (il solito, aggiunge sempre mio padre) che chiede:
Passo?-
Mio padre, infastidito, risponde: – No -.

O meglio – Passo? –
e mio padre: – Dove? –
il tizio: – avanti –
mio padre –
No –
il tizio: –
Ho solo … –
mio padre
: – allora? –
e il tizio, di nuovo: – ma ho solo… –
e mio padre: – Se ha tempo per venire a prendere il vino, ha tempo per aspettare qualche minuto -.

Tutti guardano mio padre, che da uomo tutto d’un pezzo, però buono, pensa “che ho fatto perché si guardi me e non l’altro?”.

La risposta è più che ovvia: mio padre non ha coccolato la decadenza, non le ha prestato il cosiddetto destro, in più ha detto “no”, parola cui oggi siamo pochissimo abituati.

Coccolare la decadenza, si può per carità. Siamo in un paese libero (pure se qualcuno dice di no) e del resto la parola un significato talmente soggettivo. Però lo si deve fare con cognizione di causa, sapendo che lo stiamo facendo e perché. Tacere e andare in automatico sullo sguardo di circostanza alla “povero vecchio”/ “ma è solo un vecchio”, non equivale a conoscere e ad agire secondo le proprie convinzioni; vuol dire assecondare un generico, superficiale atteggiamento (decadente, questo sì) di menefreghismo 2.0: “non dico nulla e nulla faccio, né in positivo né negativo, però giudico” (con lo sguardo, ovviamente, figurati se la bocca si apre).

Dalla parte opposta della barricata, chi lotta contro la decadenza deve vincere la battaglia contro la coscienza, quella spugna che tutto prende, di buono e di cattivo, di giusto e di sbagliato, e che si contamina senza che noi ce ne accorgiamo.

All’interno della spugna della coscienza si sedimentano antropologiche influenze esterne, contro cui si può lottare solo tenendo gli occhi, le orecchie, il cuore e il cervello bene aperti. Lottando contro l’abitudine, gli “usi e costumi” che non hanno altro costrutto se non quello di “farci andare in automatico” e crearci alibi.

Così che di fronte a quella cassa, in quel supermercato, non solo nessuno debba sentirsi in imbarazzo se dice “no” a un avvinazzato che non ha niente di meglio da fare tutto il giorno che sfruttare la propria età/condizione per ottenere vantaggi, ma che quel tacere generale sia corollato da sguardi neutri disinteressati.

Contro la decadenza.

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