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Recensione: “All The Streets Are Silent” – hip hop e skateboard, convergenza in un battito

Recensione: "All The Streets Are Silent" - hip hop e skateboard, convergenza in un battito Recensione: "All The Streets Are Silent" - hip hop e skateboard, convergenza in un battitoAll The Streets Are Silent
The convergence of hip hop & skateboarding (1987-1997)

di Jeremy Elkin
Documentario, USA 2021, 89 min., VOS

Festival:
2020 Tribeca Film Festival Best Feature Film
2022 Biografilm Bologna

Le strade a cui si riferisce il primo lungometraggio di Jeremy Elkin, newyorkese cresciuto a Montreal, filmmaker e collaboratore di Vanity Fair, sono quelle della Grande Mela che di silenzioso hanno ben poco soprattutto se il cuore e l’occhio della cinepresa ne sanno cogliere le emozioni, la vita e le storie.

Esattamente quello che fa Elkin in questa sua opera prima, unendo le sue tre grandi passioni, skateboard, hip-hop e cinema, per raccontare la generazione che in quelle strade tra Manhattan e Brooklyn, si è ritrovata, annusata, piaciuta, figlia di due subculture urbane: il genere hip hop fatto dai neri e lo stile di vita degli skateborder bianchi..
Un incontro che si è evoluto da sottoprodotto urbano a stile di vita.
A Elkin non interessa sezionare chirurgicamente i due fenomeni, ma al contrario vuole raccontare la “convergenza”, come dichiara nel sottotitolo del film, dei due modi di essere nel loro periodo di massimo splendore, il decennio 1987-1997, a New York.

L’ambiente era quello in cui MTV emetteva i primi vagiti, l’iperconnessione era ancora là da venire e il mainstream si era ancora impadronito della vita della strada lanciando a livello planetario quello che oggi è lo street style.
Il docu-film procede così con un montaggio veloce segnato dal susseguirsi incalzante di testimoni dell’epoca, quali gli ex street boys Fab5 Freddy, Daryl McDaniels, Run-DMC, Jay-Z Kid Capri, Jefferson Pang, Clark Kent, Bobbito Garcia, Mike Carroll, Stretch Armstrong e l’attrice Rosario Dawson, e il racconto per immagini di alcuni dei luoghi simbolo di quella rivoluzione, come il Mars, dove skaters e rapper si incrociavano mescolando le tradizioni, film iconici come “Kids” di Larry Clark con Leo Fitzpatrick, o l’iconico Supreme, negozio di skateboard e luogo d’incontro della comunità.
Elkin per il suo film ha attinto allo sterminato archivio di Eli Morgan Gesner, coofondatore di Zoo York, oltre ai materiali presta all’opera anche la sua voce narrante.

Non si pensi però “All The Streets Are Silent” solo un film per iniziati o fanatici dello street style o dell’hip hop, in tutti i 90 minuti scorre una vena narrativa fatta di immagini a colori e in bianco e nero che danno concretezza materica a quello che in fondo può essere considerato un ennesimo atto d’amore a New York.

In apertura lo skyline di New York è quasi un tributo a Manhattan di Woody Allen, un passaggio di testimone tra gli ultimi echi delle musiche di George Gershwin e il ritmo ossessivo dei rapper e lo schiocco secco degli skate sul cemento, quando “La cultura hip hop e la cultura dello skateboard hanno funzionato insieme o rappresentavano quasi la stessa cosa”.
Parola di Josh Kalis, skateboarder pro.

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