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Recensione: “Ho perso il filo”, Angela Finocchiaro diventa un eroe. Uomo.

“Mamma. sei sempre uguale!”. Questo l’appunto dei figli di Angela Finocchiaro davanti alla performance della mamma, che li aveva condotti orgogliosamente al cinema affinché ammirassero la sua ultima apparizione in un film drammatico. Recensione: "Ho perso il filo", Angela Finocchiaro diventa un eroe. Uomo. Recensione: "Ho perso il filo", Angela Finocchiaro diventa un eroe. Uomo.

Da qui la consapevolezza che, dopo una carriera cominciata negli anni Settanta con Quelli di Grock, la compagnia di Maurizio Nichetti, passando per La Tv delle Ragazze e culminata nel Nastro d’argento e il David di Donatello per La Bestia Nel Cuore di Cristina Comencini, era davvero giunta l’ora di fare qualcosa che non aveva mai fatto.

Nasce così Ho Perso il Filo, andato in scena al Teatro Puccini di Firenze il 31 ottobre e il 1 novembre, nel quale la bravissima attrice milanese interpreta non solo un eroe ma anche uomo: Teseo, il mitico antagonista del Minotauro nel Labirinto di Dedalo, presso la corte di Minosse, re di Creta.

Anche le forme espressive sono inedite: alla esplosiva fisicità della Finocchiaro si affiancano breakdance, capoeira sirtaki, grazie alle splendide coreografie del francese Hervé Coubi e l’abilità di un corpo di ballo incredibilmente capace di far volteggiare l’attrice rendendola parte dell’esibizione con grande naturalezza.

Qui sta una delle chiavi dello spettacolo, la contrapposizione cioè tra le parole comiche di un personaggio contemporaneo e la fisicità  acrobatica, primitiva, arcaica delle Creature del Labirinto che agiscono, danzano, lottano con Angela provocandola come una gang di ragazzi di strada imprevedibili, spietati e seducenti.

Il Teseo della Finocchiaro, infatti, presenta numerose differenze rispetto alla figura dell’eroe classico. Di fatto, al di là della copertura scenica, sul palco c’è Angela e ci siamo tutti noi, alle prese con l’amore, l’ansia, i figli, la mancata solidarietà, il difficile rapporto tra le religioni.
Di qui le difficoltà del personaggio che, pur munito di armatura, elmo e spada, dimostra di volere tutto meno che affrontare la creatura metà uomo e metà toro, al punto da proporre raccolte firme e impegno sui social ai morituri ateniesi che chiedono di essere salvati prima di essere divorati dal Minotauro.

In Ho Perso il Filo si ride e molto. Non poteva che essere così, del resto, visto che la cifra della FInocchiaro, al netto di interpretazioni drammatiche di livello sul grande schermo, è sempre stata quella comica. Attingendo a frammenti autobiografici e mettendo a nudo alcuni dei limiti dei benpensanti della sinistra moderna (qualcuno li chiamerebbe radical chic), l’attrice colpisce i nervi scoperti della società e costringe gli spettatori a una vera e propria seduta di autoanalisi, impugnando più che la spada l’arma dell’autoironia, probabilmente la più salvifica in tempi così difficili.

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