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Recensione: “La febbre dei Petrov e altri accidenti” – Noia e segreti di una famiglia ordinaria

Recensione: "La febbre dei Petrov e altri accidenti" - Noia e segreti di una famiglia ordinaria REcensione: "La febbre dei Petrov e altri accidenti" - Noia e segreti di una famiglia ordinariaLa febbre dei Petrov e altri accidenti
di Aleksej Sal’nikov
Francesco Brioschi Editore

Quello di Aleksej Sal’nikov non è un romanzo convenzionale.

La famiglia dei Petrov di cui si narra nel romanzo è invece, apparentemente e noiosamente, ordinaria.
Il signor Petrov lavora come meccanico; nel tempo libero si ubriaca con gli amici e disegna fumetti mai pubblicati.
La signora Petrov è una bibliotecaria asociale e paranoica.

Il figlio dei Petrov oltre ad andare a scuola come tutti i bambini, trascorre le residue ore della giornata davanti ai videogames e alla tv.

Qualche giorno prima di Capodanno, una strana epidemia di influenza colpisce la comunità in cui essi vivono e questa febbre anomala pare determinare lo stravolgimento di alcuni equilibri.

Parlare di equilibri riferendosi al romanzo non romanzo di Sal’nikov è un non senso.
Il romanzo stesso non ha senso, anzi, non ha nessuna caratteristica tipica di un romanzo.
Non c’è un vero e proprio filo conduttore, nè naturalmente un vero e proprio finale a concludere il corso della narrazione.

Il racconto insiste, anzi, sulla vita quasi patetica dei familiari Petrov e dei loro stranissimi amici, tutti privi di particolari slanci, ambizioni ed emozioni.

Normalmente da un racconto ci aspetteremmo la narrazione di una realtà diversa e più ricca della nostra o al contrario drammatica, che possa in qualche modo consolarci, elevarci o che ci permetta di esorcizzare i nostri drammi.

La penna di Sal’nikov racconta invece di miserie umane, nevrosi, sfortune, di una realtà pressoché piatta e lo fa con sorprendente maestria e ironia.
La lettura di questo strano romanzo deve essere condotta “tra le righe”, dove nell’apparente nonsenso si nasconde in un certo qual modo il senso.

È proprio tra le righe che la coppia Petrov ci riserva sorprese, rivelandosi per niente scontata nella modalità del rapporto di coppia e negli oscuri segreti che ciascun coniuge tiene per sè.
I Petrov infatti, pur risultando teneri e grotteschi, sono barbaramente divisi dai loro segreti.

Non si riesce mai, leggendo, a inquadrarli davvero, come del resto nemmeno riescono ad inquadrarsi gli uni con gli altri.
Nel leggere il romanzo si ha la sensazione che tutto ci sfugga continuamente, ma del resto sfuggenti sono le stesse vite altrui che non conosceremo mai veramente o i nostri e gli altrui lati oscuri.
Questi ultimi nel romanzo sono tracciati in modo netto, quasi come una sorta di schizzi di colore tra il bianco e nero del racconto.

Schizzi di colore nel grigiore del contesto sociale sono anche i continui riferimenti ai letterati russi o al pop europeo, a renderci quasi dell’idea che la frustrazione alla quale sono rassegnati i personaggi del romanzo, sia solo una scelta pigra, quasi conveniente e che la strana febbre sia la variabile imprevista, ma necessaria, a far sfociare i loro impeti sorprendenti, a ricondurli alla purezza, a renderli per un attimo uniti per preservare l’innocenza dell’infanzia.

La febbre è quindi quella circostanza eccezionale che lascia intravedere la loro umanità ma che appare e poi scompare rapidamente, un po’ come i personali insights che non tutti hanno voglia di approfondire e che spesso rimangono piccoli barlumi isolati in molte vite, che preferiscono rimanere inerti e ordinarie.

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