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Recensione: “La giustizia non è una pallottola” – Un giallo trevigiano

Recensione: "La giustizia non è una pallottola" - Un giallo trevigiano Recensione: "La giustizia non è una pallottola" - Un giallo trevigianoUn titolo di un romanzo che racchiude anche la sua essenza:
La giustizia non è una pallottola di Fulvio Ervas, edito da Marcos y Marcos, non è infatti solo banalmente un romanzo giallo.

Nella campagna trevigiana accadono una serie di delitti inquietanti: uno spaventapasseri indossa abiti macchiati di sangue, due tombe illustri all’interno di un convento vengono profanate misteriosamente e una guardia giurata viene ammazzata in una villa di un famoso e ricco imprenditore, collezionista d’arte.
Pur costretto a concentrarsi su uno solo dei casi, l’ispettore Stucky si ritroverà coinvolto nelle indagini di tutti e tre grazie alle sue capacità analitiche ma anche alle sue meravigliose intuizioni.

Il romanzo di Ervas è ben scritto, la trama avvincente, i personaggi molto ben caratterizzati.
Il lettore si ritrova ben presto immerso nell’atmosfera delle colline trevigiane, nella mentalità e negli usi e costumi degli abitanti del luogo.
A differenza di molti altri romanzi gialli in cui il detective e l’indagine costituiscono il centro del racconto, in questo di Ervas sono gli elementi periferici a dargli corpo.

L’ispettore Stucky è l’osservatore poetico, il direttore d’orchestra che interpreta e imposta una meravigliosa armonia corale, la chiave ironica che conferisce leggerezza al tutto.
È piacevole questo romanzo in cui perfino le tinte macabre non sono intrise di violenza alcuna, tranne che nella denuncia, sentita e determinata riguardo al disastro ambientale dei fusti di materiali residui tossici interrati nelle campagne venete.

E dunque l’autore riesce davvero a centrare il proposito insito nel titolo del romanzo: la giustizia non è una pallottola, ma una tensione morale che muove un senso di umanità che restituisce a ciascun essere umano ciò che è dovuto.
Al lettore il romanzo restituisce la comprensione di certi meccanismi insiti nei delitti che umanizza i protagonisti e pertanto non può essere definito banalmente un “giallo”, ma rispecchiando la complessità dell’essere umano, diviene una tavolozza di sfumature e colori.

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