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Recensione: “Sognando la vita”, radici, appartenenza, verosimiglianza e realtà sfumano nel sogno

Recensione: "Sognando la vita", radici, appartenenza, verosimiglianza e realtà sfumano nel sogno Recensione: "Sognando la vita", radici, appartenenza, verosimiglianza e realtà sfumano nel sogno“Mi scopro sempre più spesso a chiedermi: quella vicenda l’ho davvero vissuta o l’ho soltanto sognata?”

Il quesito irrisolto dell’autore fa l’occhiolino dall’immagine in copertina di Sognando la Vita (Oligo edizioni), che racconta molto più di quanto si immagini. Racconta di radici, appartenenza, verosimiglianza e di realtà che col tempo sfumano nel sogno.

Una fontana. Qualcuno la ricorda ancora, altri l’hanno dimenticata. Molti, soprattutto i più giovani, non sanno nemmeno che è esistita e in realtà esiste ancora. Nell’area dello zoo del Bronx a New York City, c’è questo pezzo di storia di Como. Un pezzo di valore, tanto che il magnate e filantropo William Rockfeller la volle donare alla Grande Mela. La comprò dal Comune di Como nel 1902 per 3.500 lire.

A fine Ottocento fu realizzata e posizionata a Como in piazza Cavour, opera di Biagio Catella su commissione del commerciante milanese Sebastiano Mondolfo. Ma pare che ai comaschi non piacesse tutta quella nudità di puttini e ninfe…

Con la fontana si incontra uno dei personaggi dei racconti dello scrittore comasco.

Sono dieci i racconti raccolti in Sognando la Vita, scritti “per il puro piacere di scrivere”.

Ritornano alcuni personaggi nati in altre opere di Biondi, perchè le narrazioni non sono mai del tutto indipendenti l’una dall’altra, e la vita scorre nel mondo fuori così come nei libri.

Così è per lo scrittore L.O., Luca Olgiati, già protagonista romanzo Gli occhi di una donna. Spesso gli scrittori scrivono di scrittori, è un modo per esorcizzare lo status di cantastorie, di saltimbachi delle parole, che si trovano a vivere. E gli scrittori sono soprattutto traduttori, traduttori di sogni, di vite immaginate o vissute senza distinzione tra le une e le altre.

In alcuni racconti c’è una struttura narrativa nitida e coerente, altri, invece, sono costituiti da un fantasioso accostamento di sensazioni e pensieri non legati logicamente tra loro.

Con una prosa elegante e raffinata, che introduce l’ironia sottilmente, con stilettate ben mirate, L’autore racconta di sè velatamente. A sorpresa introduce note autobiografiche, come i versi scritti in adolescenza, attorno ai quali costruisce uno dei capitoli del libro: La Grotta di smeraldo. Come a voler consolidare un suo pensiero:

“O forse il sogno è una realtà che viviamo in parallelo alla realtà concreta della vita?”

Il tutto in un tentativo stilistico di riprendere certi impianti strutturali della balzacchiana “Commedia umana”, attraverso la creazione di tipi umani mediante l’accostamento dei tratti di parecchi caratteri omogenei. Questi tipi, protagonisti dei diversi romanzi, si presentano così come gli strumenti per scrivere una vera e propria storia dei costumi, che consente di studiare il senso nascosto in quell’immenso insieme di figure, di passioni, di avvenimenti che animano la Società nel suo insieme.

Una Società che impone le sue regole come accade agli ospiti della signorilissima Delfina di Valfesca, i quali si sentono in dovere di contribuire con un loro racconto, vicende umane, sogni, leggende, motti di spirito, a rallegrare la compagnia lì raccolta sera per sera dalla gentildonna. E dal Colmo dello chic, si passa al Colmo della sfiga, due racconti posti uno dopo l’altro, dove annaspa Delio Curbaga, poeta di discreta rinomanza, ma con ancora moltissima strada da fare.

La narrazione da lenta si fa via via più veloce. L’esposizione iniziale, una descrizione precisa e minuziosa della vicenda e dei personaggi, è il fondamento dell’azione, con una tecnica quasi cinematografica: partendo da un’inquadratura generale, il narratore restringe poco alla volta il campo narrativo, quindi penetra all’interno: l’oggetto più banale viene descritto puntualmente, in quanto segno rivelatore della psicologia del personaggio. Poi il ritmo della narrazione accelera progressivamente: la storia evolve in modo fatale, inevitabile. Lentamente preparato, può precipitare rapidamente, in dramma o scoppio ilare.

Il sogno, anche travestito da mero desiderio, resta onnipresente, ossessivo, in tutte le sue mille forme, è il vero protagonista dei racconti di Sognando la Vita.

Sta al lettore saper cogliere il racconto e la morale, nascosti dentro ai sogni.

Mario Biondi Nato a Milano nel 1939, è vissuto lungamente a Como. Completati gli studi al Liceo Classico si è laureato in Economia Politica presso l’Università Bocconi. Si è sempre occupato attivamente di narrativa angloamericana di cui è anche traduttore e recensore per diversi quotidiani, settimanali e mensili. Scrittore professionista dagli anni ottanta, giornalista pubblicista dal 7 luglio 1975.

Le sue prime poesie adolescenziali risalgono ai tempi della Prima Liceo classico. Al 1968 risalgono invece le prime pubblicate; ne sono seguite molte altre in varie pubblicazioni letterarie o antologie.

Essenzialmente un narratore, la sua notorietà è dovuta soprattutto al romanzo Gli occhi di una donna, che gli ha valso l’assegnazione del Premio Super Campiello 1985.

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