Nabucco. L’opera e il mito

L’opera “Nabucodonosor”, del ventinovenne Giuseppe Verdi, va in scena per la prima volta il 9 marzo 1842 al Teatro La Scala. È un trionfo senza precedenti e arriva nei teatri di tutto il mondo. A “Passato e Presente”, in onda sabato 24 maggio alle 20.30 su Rai Storia, ne parlano Paolo Mieli e la professoressa Carlotta Sorba.
Lo splendido coro del “Va’ pensiero”, intonato dagli ebrei schiavi del re babilonese, in seguito verrà interpretato come allegoria della condizione degli italiani oppressi dagli austriaci alla vigilia del Risorgimento. Ma erano davvero queste le intenzioni del suo autore? Quanto c’era di risorgimentale nell’opera di Verdi? E quante altre riletture storiche ha avuto quel coro, nel corso del tempo, fino ai giorni nostri?
Lo splendido coro del “Va’ pensiero”, intonato dagli ebrei schiavi del re babilonese, in seguito verrà interpretato come allegoria della condizione degli italiani oppressi dagli austriaci alla vigilia del Risorgimento. Ma erano davvero queste le intenzioni del suo autore? Quanto c’era di risorgimentale nell’opera di Verdi? E quante altre riletture storiche ha avuto quel coro, nel corso del tempo, fino ai giorni nostri?
L’opera venne realizzata dopo un periodo travagliato della vita di Verdi, in quanto non solo egli era andato incontro a un fiasco con la rappresentazione della sua opera Un giorno di regno il 5 settembre 1840, ma aveva anche subito la morte della moglie Margherita Barezzi e dei figli Virginia e Icilio entrambi di un anno. Ciò lo aveva condotto a un rifiuto totale di comporre brani musicali, se non che venne contattato dall’impresario teatrale Bartolomeo Merelli il quale gli propose un libretto composto da Temistocle Solera. Tale libretto, il quale recava il nome di Nabucco colpì a tal punto Verdi che accettò di musicare l’opera. Nel 1841 venne completata la partitura e il successivo 9 marzo 1842 l’opera venne messa in scena alla Scala di Milano. Presso il Museo Teatrale alla Scala è conservata una versione solo corale delle due famose pagine. Trascritta come omaggio alla Nobildonna Emilia Morosini (datata marzo 1842) questa versione per solo coro differisce solo in piccolissime varianti da quella contenuta nel manoscritto completo dell’opera: vi compare la lezione Va pensiero sull’ali dorate, mentre il manoscritto completo riporta “Ale dorate”.
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