Stasera in tv arriva "Cinecittà, la fabbrica dei sogni"
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Stasera in tv arriva “Cinecittà, la fabbrica dei sogni”

Fulcro della società italiana e specchio dei suoi cambiamenti

Stasera in tv arriva "Cinecittà, la fabbrica dei sogni"

La American way of life in sella a una Vespa. La dolce vita dal sapore amaro. Chissà che cosa avrebbe pensato Benito Mussolini vedendo la sua Città del Cinema, costruita in tempi record alla periferia di Roma per “diffondere nel mondo la luce della civiltà di Roma”, trasformarsi nella Hollywood sul Tevere, riflesso di una società italiana lanciata verso la modernità dall’impulso a stelle e strisce. Avrebbe diffuso l’italianità nel mondo soltanto una volta liberata dall’ideologia, Cinecittà, al centro del doc “Cinecittà. La fabbrica dei sogni”, in onda mercoledì 19 giugno alle 22.50 su Rai Storia.
Benito Mussolini capisce presto che “la cinematografia è l’arma più forte” e, anche grazie al figlio Vittorio, appassionato di cinema, sceneggiatore e produttore, investe in un grande progetto ispirato agli studios di Hollywood. Il film propagandistico “Scipione l’africano”, del 1937 è un fiasco inaugurale. Saranno le pellicole d’evasione in salsa americana a lanciare il progetto, con il “cinema dei telefoni bianchi”, rappresentazione di una borghesia ideale. Nonostante censure e tabù, Cinecittà non è solo propaganda, ma anche eccellenza artistica, consacrata dalla fondazione del Centro sperimentale di cinematografia nel 1940. Durante la guerra, la piccola Hollywood fascista lavora a pieno regime. Con l’arrivo degli Alleati, verrà in parte bombardata. La speranza della sua rinascita riparte fuori dagli studi, con il Neorealismo. “Ossessione” di Luchino Visconti svela al mondo il vero volto dell’Italia. E sempre il cinema, dopo la liberazione, restituirà al Paese la sua redenzione. La sola corsa disperata di Anna Magnani verso l’amato in “Roma città aperta” di Roberto Rossellini, basterà a far passare l’Italia da carnefice a vittima della guerra. Intanto Cinecittà è un campo profughi e i film americani invadono la penisola. Un giovanissimo Andreotti impone che i profitti realizzati in Italia da film americani vengano reinvestiti.

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