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Io vedo… – Performance di Barbara Lalle con Eugenio Scrivano

Io vedo... - Performance di Barbara Lalle con Eugenio Scrivano Io vedo... - Performance di Barbara Lalle con Eugenio ScrivanoAll’interno della quinta edizione di Officina Estate, promosso da Officina delle Culture Aps, vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024” curato dal Dipartimento Attività Culturali e realizzato in collaborazione con SIAE, martedì 29 agosto 2023 alle ore 21.00, presso la Biblioteca Laurentina di Roma, si svolgerà la performance finale del progetto Io vedo… di Barbara Lalle in collaborazione e con un’installazione sonora di Eugenio Scrivano, a cura di Michela Becchis e Roberta Melasecca.

Io vedo… è un percorso creativo partecipato che ha preso il via il 21 luglio 2023 all’interno del contesto territoriale di Officina Estate, il quartiere Laurentino, e nel quale si sono incrociati racconto, auto-narrazione, esperienze, suggestioni intorno allo sguardo di chi ha partecipato.

““Io vedo…”, due parole sospese che Barbara Lalle affida a chi si siede davanti a lei. Due parole sospese che si compongono, meglio che acquistano corpo, dentro il disegno dello sguardo, nella scrittura e nella voce di chi dichiarerà cosa vede. Lascia libertà, possibilità, ma soprattutto responsabilità del proprio vedere. Cosa vede chi è davanti a uno specchio? Vede se stesso certo, ma come un pezzo del proprio corpo oppure come la relazione che una parte o l’intero di sé stabilisce con il mondo? È un rischio mettersi davanti a quel riflesso? Il rischio è l’eventualità di subire un danno e Lalle ci mette di fronte alla libertà di capire come sottrarsi al danno. Aprendo il proprio vedere al mondo o ritraendosi da esso? E non gioca l’artista quando ci porge la possibilità che il verbo “ritrarsi” offre nella doppia accezione di rappresentarsi o tirarsi indietro. “Io vedo…”, seppur confusamente, ciò che c’è e chi c’è intorno oppure entro in una conversazione solipsistica?  Lalle si chiede e ci chiede se quell’atto di vedere è un atto estetico, cioè di percezione di un esterno, di collocazione fuori da se stessi anche di un desiderio, una speranza, una paura oppure di un fatto che ci ha riguardato, ferito, allietato, spaventato o rincuorato quando è stato posto fuori da noi. Oppure se vedere è diventato un atto introflesso che ci porta a pensare che al di fuori della coscienza e di noi c’è un nulla. […]

L’intervento sonoro e musicale di Eugenio Scrivano decostruisce e scandisce il tempo atonale dei discorsi raccolti da Barbara Lalle e ci fa inciampare in quel soggetto che spesso sbatte contro lo specchio come contro le pareti di quella stanza che si diceva e quell’”Io-Io-Io-” che martella tutti i sensi richiama l’attenzione non solo sul comportamento di chi si è seduto di fronte a Lalle, ma di cosa tutte e tutti noi vediamo o vogliamo raccontare di vedere quando, d’improvviso, ci si chiede “ma tu, tu che vedi?”. Un intervento che pone inoltre al centro uno sguardo che si fa al tempo corpo che conserva e spezza la traccia di un vissuto e compagno di un linguaggio, come è tra le intenzioni della performance, che nel farsi linguaggio narrante seppur sincopato non può essere forgiato da un individuo isolato ma è segnale di relazione, di coralità, di condivisione, di sostanziale, ma non sappiamo quanto volontaria, smentita del solipsismo che si mostra nella sua evidenza di inganno.

Nessuno se non il soggetto che vede può decidere che l’atto del vedere è un dialogo o quanto meno il suo punto di partenza. È così che “Io vedo…” diventa gesto artistico incentrato sulla possibilità di sedersi dietro i propri occhi e scegliere di far perdere loro una sorta di intonsa unicità che certo non salva dal dolore oppure di sporcarli con l’intransigenza del vissuto collettivo. Quale che sia la scelta i propri occhi, ci dice Lalle, sono un peso che quotidianamente dobbiamo sentire sulle spalle.”
(dal testo critico di Michela Becchis)

Barbara Lalle, terapista per la riabilitazione neurologica post‐traumatica e docente impegnata quotidianamente nell’integrazione delle disabilità gravi, mossa da una “emergenza di dire”, come artista, attraverso le varie forme delle arti visive (pittura, fotografia, video, ecc) e della performance, esplora le modalità in cui disagio, deprivazione, dolore possano essere compresi, narrati, superati. Sperimenta da anni le diverse modalità di arte partecipata, coinvolgendo altri artisti e le comunità locali dove opera. Finalista Premio Adrenalina 2012; finalista Premio Cascella 2015; Premio Città di Soriano 2015; menzione speciale Bridge Art 2018. Performance: 2015. L’arte dell’errore giudiziarioIl labirinto di Icaro involato, MAXXI; Esodi, MACRO. 2016 Rilevazione-Rivelazione; ContattoNon è area per voi, RM; Logos in progress, RM. 2017. M-UNO Interno 14, MACRO; Bautta, Millepiani RM; APRIR-SI, Case Romane del Celio RM; 2018. Burning Home, Tevere Art Gallery; 2019. Buck up and cry!, MACRO; Realtà Istantanee, MACRO; Punto di Partenza, portici di Piazza Vittorio Emanuele II Roma; Più forte, T.A.G. Roma; 2020. Stauros performance itinerante Roma, Ring Giardini di Colle Oppio Roma, Tre cose vuole il campo, Roma; 2021. Templi frondosi, installazione ambientale con Dario Marcozzi, Passo del Furlo Fossombrone (PU); Buck up and cry, installazione multimediale performativa, Festival Todiimmagina 2021; TAG Roma; Habitus, performance Santa Marinella (RM); 2022 performance Visualizzazione di un angelo, Torre degli Annibaldi Roma.

Eugenio Scrivano è un giovane artista nato a Roma, di formazione napoletana, con base a Berlino. Condivide la sua esperienza artistica tra la musica elettronica, pubblicata con il nome “Di Unexpected Guest”, e le arti performative e visuali, nella forma di progetti site-specific e installazioni rumorose. In entrambe le esperienze rivolge la sua attenzione in particolare alla narrazione e alla possibilità di replicare spazi altrove, trasportando non solo il contenuto sonoro ma anche emotivo e visuale dello spazio stesso, rendendolo così testimone attivo della storia che racconta.

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