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Oggi in TV: A “Passato e Presente” la nascita della Repubblica Su Rai3 con Paolo Mieli e la professoressa Insolvibile

Oggi in TV: A "Passato e Presente" la nascita della Repubblica Su Rai3 con Paolo Mieli e la professoressa Insolvibile Oggi in TV:  A "Passato e Presente" la nascita della Repubblica  Su Rai3 con Paolo Mieli e la professoressa InsolvibileÈ dal 1944, a guerra ancora in corso, che in Italia si discute della questione istituzionale: se il Paese, cioè, debba continuare a essere una monarchia o diventare una repubblica. Pagine di storia rilette da Paolo Mieli e dalla professoressa Isabella Insolvibile a “Passato e Presente”, in onda mercoledì 2 giugno alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia. I partiti che formano il Comitato di Liberazione Nazionale chiedono al re Vittorio Emanuele III di abdicare, per la troppa contiguità avuta con il regime fascista durante il ventennio. A sorpresa è Palmiro Togliatti, appena tornato in Italia dall’Unione Sovietica, a proporre di rimandare la questione istituzionale a dopo la fine della guerra. È la cosiddetta “svolta di Salerno”. Al termine del conflitto si discute se a decidere tra monarchia e repubblica debba essere un referendum a suffragio universale o l’Assemblea costituente, il primo parlamento dell’Italia libera che ha il compito di redigere la nuova Costituzione. Alla fine, prevale l’idea di De Gasperi, che vuole un referendum da tenersi nello stesso giorno in cui si elegge l’Assemblea costituente. La data scelta è il 2 giugno.
Quel giorno l’89 per cento degli italiani aventi diritto si reca alle urne per votare. Lo spoglio delle schede è lungo e tormentato, ma alla fine la repubblica prevale con oltre 12 milioni e 700 mila voti, due milioni più della monarchia. Una contestazione sul meccanismo di conteggio dei voti crea un contrasto tra la monarchia e il governo; e rischia anche di esasperare le forti divisioni presenti nel paese, soprattutto tra nord e sud. Il 13 giugno, per evitare ulteriori lacerazioni, il re Umberto II decide di lasciare il paese per l’esilio, senza però riconoscere formalmente la repubblica.

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