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Recensione: “L’orso” – Una insostenibile coccolosa relazione

Recensione: "L'orso" - Una insostenibile coccolosa relazione Recensione: "L'orso" - Una insostenibile coccolosa relazione L’orso
di Raymond Briggs
Traduzione a cura di Sara Saorin
Camelozampa,

L’orso è un animale enorme, con zanne spaventose, con gli artigli neri ricurvi, una pelliccia puzzolente, poca dimestichezza con l’uso della tazza del water e davvero complesso da gestire in casa. Soprattutto per una bambina, che se lo vede piombare in camera di notte, all’improvviso, e avvolta nel suo morbidissimo abbraccio, dorme al calduccio fino al mattino.

Ma l’orso non è un sogno o un’allucinazione, è una creatura di una stazza enorme che sfugge dalle vignette disegnate a pastello dall’autore, fa fatica a stare dentro al libro e domina nella sofficità dei tratti colorati.

Tilly è felice di tenerlo con sè, ma scopre ben presto il rovescio della medaglia di ogni relazione, il prendersi cura dell’altro, con fatica e pazienza. Pulire la sua enorme cacca, o il lago della sua pipì, lavare la sua pelliccia e soprattutto… nasconderlo in casa, affinchè i suoi genitori non si spaventino, o peggio, lo mandino via.

Tilly trova che l’orso sia la creatura più coccolosa del mondo, più del suo papà!
Ma quale mamma sana di mente vorrebbe un orso polare per casa? E come fare a star dietro alle esigenze “pratiche” di un gigantesco orso?

Tilly finisce per ritrovarsi all’interno di una relazione affettiva e sentirsi in bilico tra stati emotivi contrastanti fra loro che suscitano riflessioni adulte che possiamo tradurre: mi sento al sicuro e al caldo con lui e so che qualsiasi cosa accada non sarò da sola, tuttavia questa relazione a tratti è davvero insostenibile.

Riflessioni che portano il lettore adulto a interrogarsi su un tema interessante: qualsiasi relazione sentimentale fra due esseri è un’esperienza che per solidificarsi necessita di trovare connessioni tra necessità e appagamento. Certamente si tratta di un compito per niente facile, amare e sentirsi amati vuol dire riuscire a regolare i propri bisogni affettivi e quelli dell’altro all’interno di un quotidiano rassicurante.

L’orso così come è arrivato, andrà via, senza un perchè. Come accade nella vita, molte relazioni si dissolvono nel nulla, gli amici si allontanano, l’abbandono è una costante. Tutto normale, nessuna tragedia. Lo scorrere del tempo lenisce le mancanze, la malinconia si dissolve. D’altronde domani è sempre un altro giorno. Come diceva una famosissima Rossella.

Dell’orso ci resta il suo ritratto negli incredibili disegni dell’autore, dove il pastello vibra nel miscelarsi dei colori, fino a rendere vivo e svolazzante il suo pelo. Simpatiche le espressioni isteriche della bimba alla vista della cacca dell’animale, una reazione da mamma esaurita, alle prese con un figliolo un po’ tardo a assimilare le buone maniere. Ironica quanto basta, la storia risuona di freschezza e modernità, senza retorica narra dell’amicizia e del prendersi cura dell’altro, che non sempre è una cosa semplice e gratificante.

Briggs con naturalezza e disinvoltura racconta ai più piccoli storie senza necessariamente un finale lieto.

In controluce mostra loro il compito a volte ingrato e difficile del genitore. Tali difficoltà fanno capolino tra le pagine del libro che è a metà tra un fumetto e un racconto illustrato, dove Tilly nel giro di qualche vignetta dirà al suo amico orso “tremendo tremedo tremendo, sei terribile ti detesto”, per poi arrivare a: “ti voglio bene orso, con tutto il mio cuore”.

Instabilità, isteria, amore incondizionato… Benvenuta nel mondo dei grandi Tilly!
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