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Recensione: “Omicidio al Milano Innovation District” – Una falla nel più perfetto dei mondi immaginabili

Recensione: "Omicidio al Milano Innovation District" - Una falla nel più perfetto dei mondi immaginabili Reensione: "Omicidio al Milano Innovation District" - Una falla nel più perfetto dei mondi immaginabiliIn un futuro non molto lontano le città saranno tecnologicamente avanzate e molti processi semplificati.
I palazzi saranno caratterizzati da tecnologie che si adatteranno ai gusti e alle esigenze dei singoli abitanti e saranno situati in micro aree o quartieri autogestiti sotto il profilo organizzativo e di sicurezza.
Le auto si guideranno da sole e sarà possibile ottenere la cena ordinandola online come oggi e riceverla mediante droni.
È questo lo scenario futuristico e perfettibile descritto nel romanzo giallo di Giovanni Azzone: Omicidio al Milano Innovation District, edito da Francesco Brioschi.
Il romanzo, ben scritto, fluente e accattivante nella trama, racconta di un omicidio ai danni di un brillante architetto.
A dirigere le indagini c’è Giulio Arrigoni, responsabile del centro di controllo Mind con la sua squadra.
La realtà descritta da Azzone, con grande competenza tecnologica e brillante immaginazione, è credibile e lo è anche il presupposto da cui parte il racconto giallo.
In realtà per tutto ciò che non concerne l’aspetto tecnologico non c’è un grande approfondimento come in certi gialli appassionanti, ma questo non impedisce al lettore di incuriorirsi e procedere nella lettura.
Il romanzo dunque è scritto in modo tale da condurre il lettore a riflettere sulle possibilità tecnologiche di un futuro non molto lontano.
Un futuro che appare quasi perfetto, in cui la tecnologia ancora più concretamente contribuisce a semplificare la vita all’uomo e a renderlo più efficiente.
Intanto in un contesto simile,colpiscono la solitudine e la liquidità dei rapporti tra i protagonisti del romanzo.
In un mondo perfetto e smart, la relazione diventa quasi una sorta di parentesi in una routine programmata.

Ma la riflessione vera riguarda la valutazione dei rischi o benefici connessi alla tecnologia, come spiega l’autore nella postfazione.
La gestione dei dati relativi alla privacy, la medicina di precisione, la cyber sicurezza parrebbero semplificare ed efficientare l’esistenza umana, ma allo stesso tempo esporrerebbero gli individui a una condizione di vulnerabilità in caso di eventuali falle nel sistema o nell’utilizzo sconsiderato dei dati relativi a questi elementi.

Ma questo del resto è già ben radicato e evidente ai nostri tempi.
L’omicidio quindi, diventa l’elemento passionale di rottura, la falla nel sistema avanzato, quasi a ricordarci che l’uomo può pur sempre scegliere di seguire i propri istinti e comportamenti meschini e danneggiare i suoi simili, anche nel più perfetto dei mondi immaginabili.

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