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Recensione: Wunderkammer – Le stanze della meraviglia

Wunderkammer, la camera delle meraviglie o più prosaicamente Cabinets de curiosités, alla francese, “gabinetto delle curiosità. L’importante è possedere, mostrare, stupire. Come dirà Luca Cableri, gallerista di grido, “basta possedere due oggetti per avere una collezione”.

Wunderkammer – Le stanze della meraviglia, al cinema da oggi e fino a mercoledì, racconta la nascita e l’evoluzione di questo fenomeno, prodromo degli attuali musei, embrione della nostra voglia innata di racchiudere il mondo in una stanza.

I regnanti, i nobili, in genere i potenti allestivano le loro wunderkammer per dimostrare la loro forza: avere la capacità di reperire e soprattutto di pagare oggetti esotici di vario genere significava mostrare ai propri intelocutori una capacità economica e relazionale non comune.

Ma esistono wunderkammer anche create dagli studiosi (non erano ancora scienziati): in questo caso esse fungevano da veri e propri laboratori, nei quali, ad esempio, avere a disposizione animali non semplici da osservare in natura. Così era possibile, tra le altre cose, realizzare illustrazioni dal vero e non dalla semplice memoria, riproducibili nelle pubblicazioni e negli studi.

Nelle wunderkammer si annidavano, perciò, una grande varietà di reperti: animali imbalsamati ed essiccati, testimoni di terre lontane, oggetti legati a fantasie, leggende e superstizioni, che culminavano nel corno di narvalo, spacciato per unicorno ma proveniente, appunto, più banalmente da un cetaceo.
Accanto ai naturalia spiccavano gli artificialia, ovvero elaborazioni artigianali di oggetti naturali con risultati talvolta artistici, come i magnifici intarsi che adornano le conchiglie Nautilus, talvolta bizzarri, come le fusioni di animali esistenti che ne creavano di nuovi.

In questo scenario, non sorprendono neppure i coccodrilli rigorosamente collocati nei soffitti delle wunderkammer, ricordando l’usanza medievale di appenderli nelle chiese consacrate al culto mariano, mescolati a reperti archeologici provenienti dall’impero romano, dall’antico Egitto o da civiltà precolombiane.
Ciliegina sulla torta, gli orologi animati e i personaggi meccanizzati, tra cui un demonio davvero efficace.

Il documentario, prodotto da Magnitudo Film e girato in 8k, ripercorre il mito delle wunderkammer dalle sue origini, nel XVI secolo, fino al progressivo declino. Oggi, però, questo fenomeno vive una vera e propria riscoperta, con oggetti che mescolano quelli classici con memorabilia contemporanee, come le tute degli astronauti.

Gli scenari suggestivi, riprese mozzafiato, un commento musicale azzeccato fanno sì che lo spettatore trovi in Wunderkammer – Le stanze della meraviglia 90 minuti di assoluto godimento. Una trance che amplifica il gusto della scoperta.

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