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La luna storta di Francesco Tozzi – Risarciamo il boss

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Gli Stati e/o le istituzioni credono che alla gente occorrano cose, opportunità. E però, manda soldi.

C’è qualcosa che non (mi) torna, penso. Poi però vado in giro a promuovere un evento e mi dico: “La gente vuole solo i soldi, altroché”.

I beni sottratti alla mafia restano spesso inutilizzati. Perché, secondo voi? Semplice: perché acquisire un bene, un bene immobile, in qualunque modo tu lo faccia, ti obbliga ad avere un progetto. Per avere i soldi basta un’idea scritta bene. E se in Italia abbiamo carenze di idee, sulle supercazzole potremmo insegnare ad Harvard. Certo, qualcuno replicherà che spesso, i progetti, non vengono supportati a dovere da chi dovrebbe, d’accordo.

Allora che facciamo? Ridiamo tutto al boss?

O magari ripartiamo da un altro punto di vista, dove il denaro non sia l’unica merce di scambio per ottenere qualcosa, per macinare risultati?

Prendete gli eventi culturali: le istituzioni pubbliche non fanno altro che offrire spettacoli, concerti, presentazioni di libri alla cittadinanza, a ingresso completamente gratuito, mentre le strade e le infrastrutture fanno sempre più schifo. Voi andate a vedere un concerto o una pièce senza pagare una lira ma dovete parcheggiare in uno spazio sterrato pieno di buche.

In questo modo, però, non solo le buche aumentano e le sospensioni si rompono, ma si alimenta anche un modo di pensare per cui la cultura deve essere sempre gratuita e quindi, indirettamente, svalutabile da chicchessia in qualunque momento, vuoi perché “sta roba la fate coi miei soldi”, vuoi perché, in fondo, criticare (come vedere uno spettacolo) non costa niente.

La fatuità è la vera colpa dei nostri tempi, altroché! Perché ogni critica è sempre bene accetta, ma non quando è fine a se stessa, o quando ci serve semplicemente per aprire bocca, mentre intorno a noi tutto cade a pezzi.

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