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Recensione: “Gli osservati” – La solitudine come necessità

Recensione: "Gli osservati" - La solitudine come necessità Recensione: "Gli osservati" - La solitudine come necessitàGli osservati
di Jennifer Pashley
tradotto da Anna Mioni
Carbonio Editore

“… tu non hai ancora finito di ardere; devono arrivarti ancora altri fuochi finché tu non abbia accettato la tua solitudine e imparato ad amare.” (C.G. Jung, Libro Rosso).

Una esistenza segnata da un incendio, un incendio che fa da limite tra la vita di prima e la vita di dopo. Shannon è un giovane uomo, scampato al fuoco destinato a bruciare la sua casa, la sua famiglia, sua madre. Un fuoco per il quale qualcuno sconta una pena in un carcere lontano: suo padre.

Sembrano pagine di un diario i capitoli di questo triller, il diario di Shannon e quello di Kateri, l’investigatrice col nome dal significato profetico: “colei che cammina a tentoni”.

I diari si alternano nel racconto, in prima persona quello di Shannon, in terza quello di Kateri.
Pearl, la mamma di Shannon sparisce nel nulla e la sorellina Bird viene rapita. Sangue ovunque in casa e resti di ossa nei paraggi, nel bosco, fanno presagire il peggio.
Scatta l’allarme, le forze dell’ordine si allertano.

L’indagine si svolge dal 16 ottobre al 3 novembre, scavando nella vita e nei ricordi di Shannon e la sua famiglia che abita ai limiti della cittadina di Spring Falls, nel bosco, limiti indispensabili per essere “dimenticati”.
Una vita di solitudini quella di Shannon, la solitudine necessaria di chi sta cercando di sparire agli occhi degli altri e allo stesso tempo collocarsi in un punto strategico per poter osservare il mondo e carpirne le dinamiche.

Un punto strategico che nasconda l’esistenza di Bird, una bimba di 5 anni venuta al mondo in gran segreto, tirata via dal corpo di sua madre da lui stesso, in quella casa solitaria.

La solitudine come necessità dunque. Solitudine dalla quale tuttavia Shannon cerca di scappare cercando ristoro in due uomini, diversi tra loro, ma in grado entrambi di offrirgli quella parvenza di amore e protezione di cui è stata sempre carente la sua esistenza. L’amore omosessuale di Shannon è trattato dalla Pashley con la normalità di una qualsiasi storia d’amore, senza enfasi o particolare accento. Quello che interessa all’autrice sono gli esseri umani, non gli uomini e le donne.

Quanta femminilità manca all’uomo per essere completo? E quanta mascolinità manca alla donna perché sia completa? Cercare il femminile nella donna e il maschile nell’uomo fa in modo che esistano sempre e soltanto uomini e donne. Ma dove sono gli esseri umani?
Pensare per opposti e conflitti è una delle tantissime possibilità attraverso le quali guardare la realtà, ma si può invecere cambiare sguardo e iniziare a pensare per intuizioni, in tal modo da una pagina all’altra iniziamo ad afferrare il significato del destino di Shannon e la vacuità delle scelte che i personaggi compiono.

Una delle sfide più ardue per Kateri sembra essere quella di non accontentarsi delle evidenze. Tutto è molto più complicato di quel che sembra e presto o tardi una parte della storia viene richiamata all’appello della verità.

La prosa diviene asciutta, intaglia pesonaggi ed eventi con la precisione di un bisturi. Ci risucchia nel libro, siamo con i personaggi, siamo i personaggi…
Anche se dispone di pochissime tracce, rivedere gli indizi più e più volte, diventa per Kateri quasi un’esigenza fisiologica.
Per Shannon invece, la verità assume via via le sembianze di uno spettro minaccioso da cui proteggersi.

Il fuoco potrebbe essere la soluzione, l’antico incendio potrebbe sciogliere il nodo degli eventi recenti, i ricordi che si accumulano ai bordi del nostro essere e che tracciano i limiti tra passato e futuro, diventano i sassolini attraverso i quali tornare a casa dopo essere stato abbandonato nel bosco, come in una fiaba famosa.

Nel buio dell’anima Shannon può rintracciare il piromane e la sua ombra, colui che è stato creatore di migliaia di focolai capaci con una sola scintilla di incenerire il suo essere e che adesso può invece liberarlo dai mostri dell’oscurità.

“Per mia madre, che mi disse che non l’avrei capita fino a dopo la sua morte”
: che sia tutta in questa dedica in prima pagina la chiave del romanzo?

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